È stata invalidata dalla Corte Suprema, per eccesso di giurisdizione, la decisione del Consiglio di Stato che aveva respinto la proroga delle concessioni balneari al 2033. La suprema corte ha preso questa decisione per mere questioni procedurali, evitando di esaminare la legittimità delle estensioni.
In pratica, la Cassazione ha accolto il ricorso presentato dall’associazione Sib-Confcommercio e dalla Regione Abruzzo, precedentemente escluse dal Consiglio di Stato, senza tuttavia affrontare le questioni cruciali sollevate dai ricorrenti. Ora sarà compito del Consiglio di Stato riesaminare la questione, reintegrando le parti escluse e rivedendo le sue posizioni.
Le origini del ricorso risalgono a novembre 2021, quando il Consiglio di Stato aveva annullato la proroga delle concessioni balneari al 2033, poiché rappresentava un rinnovo automatico per gli stessi titolari, violando il diritto europeo sulle gare dei beni pubblici.
Invece della proroga, Palazzo Spada aveva imposto di riassegnare tutte le concessioni attraverso gare pubbliche entro il 31 dicembre 2023. Questa decisione era il risultato di una disputa tra alcuni concessionari balneari, l’Autorità garante della concorrenza e il Comune di Lecce.
I concessionari chiedevano il rispetto della proroga al 2033, stabilita dalla legge 145/2018 del governo Conte, mentre l’Agcm e il Comune di Lecce non volevano applicarla, ritenendola in contrasto con il diritto europeo.
Contro la decisione del Consiglio di Stato avevano presentato ricorso il Sindacato italiano balneari di Confcommercio e la Regione Abruzzo, entrambi esclusi durante l’udienza di Palazzo Spada.
La Cassazione ha dato ragione ai ricorrenti riguardo all’esclusione del Sib e della Regione Abruzzo, riconoscendo un eccesso di giurisdizione da parte di Palazzo Spada e invalidando, di conseguenza, la sentenza del Consiglio di Stato.
La Cassazione però non ha affrontato altre questioni sollevate dal ricorso, come la cancellazione della proroga al 2033 e l’introduzione di nuove concessioni fino al 31 dicembre 2023, rinviando la decisione a una nuova pronuncia del Consiglio di Stato.
Nel frattempo, la legge 118/2022 approvata dal governo Draghi ad agosto 2022 ha recepito quanto disposto dal Consiglio di Stato, abrogando la proroga al 2033 e imponendo le gare delle concessioni entro il 31 dicembre 2023. La Cassazione ha sottolineato che spetta al Consiglio di Stato pronunciarsi nuovamente, considerando le nuove leggi emanate dal parlamento e dal governo dopo la sentenza impugnata.
In sostanza, sebbene la Corte di Cassazione abbia annullato la sentenza del Consiglio di Stato per ragioni procedurali, non ha emesso giudizio sul contenuto della stessa. Di conseguenza, il Consiglio di Stato potrebbe confermare o modificare le sue conclusioni sulla proroga delle concessioni balneari, nonostante la vittoria parziale ottenuta dai concessionari balneari.
La soluzione definitiva della situazione spetta al governo e al parlamento, che devono decidere se applicare la legge 118/2022 o abrogarla per mantenere le promesse di escludere le attuali imprese balneari dalle gare.