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Spiaggia demaniale: cos’è e come funziona

Le spiagge in Italia sono un bene pubblico che non può appartenere a nessuno se non allo Stato, senza eccezioni. Esiste però la possibilità di ottenere una concessione per stabilimenti balneari là dove la battigia non sia classificata come “spiaggia demaniale libera”.

In questo articolo andiamo ad approfondire il concetto di spiagge demaniali, il motivo per cui sono pubbliche e come funziona l’ecosistema dell’attribuzione degli stabilimenti o delle spiagge libere.

Un po’ di termini tecnici: spiagge pubbliche e arenili

Nel diritto pubblico la spiaggia non è costituita solo dallo spazio in prossimità del mare, ma anche da “tutta la zona alluviata sorta per effetto del movimento geologico di retrocessione del mare”. Questa zona prende il nome di arenile ed è anch’esso uno spazio pubblico.

Gli spazi pubblici come le spiagge sono regolamentati dall’articolo 822 del Codice civile e dall’articolo 28 del Codice della navigazione.

Inoltre, secondo la legge, l’accesso alla battigia, ovvero i 5 metri di terra che precedono il mare, è consentito sempre, in maniera libera e gratuita, anche in presenza di uno stabilimento balneare ai sensi della legge 27 del 2006, n. 296, articolo 1, comma 251.

In altre parole, i concessionari hanno “l’obbligo di consentire il libero e gratuito accesso e transito per il raggiungimento della battigia antistante l’area ricompresa nella concessione, anche ai fini della balneazione”. Questo perché, come abbiamo detto, la spiaggia è un bene di tutti.

La spiaggia demaniale libera non è poca

Per comprendere in che modo lo Stato decide di dare in concessione le spiagge demaniali è importante capire le dinamiche che sottendono non solo alla politica (e alle sue riforme), ma anche alle necessità di tutela ambientale e di uno dei settori più importanti dell’economia italiana: il turismo balneare.

Nel 2019 si stimava che in media, in Italia, si trovasse un’impresa balneare ogni chilometro di costa. Non molto, a pensarci bene. Tutte le aree di spiaggia non annesse a uno stabilimento, eccezion fatta per la battigia, sempre libera, sono da considerarsi libere.

Le spiagge demaniali assegnate ai privati in concessione

Quante spiagge può dare in concessione lo Stato? La risposta precisa non esiste, poiché di fatto non esiste una normativa nazionale che stabilisce la percentuale massima di spiagge che è possibile dare in concessione. 

A decidere in materia di percentuale di spiaggia da attribuire alle concessioni balneari sono infatti le Regioni. Si prevede che una Regione virtuosa affacciata sul mare debba disporre circa del 30% di spiagge libere o spiagge libere attrezzate. Esistono eccezioni, per esempio la Puglia, dove la percentuale di spiagge libere deve essere intorno al 60%.

L’assegnazione delle concessioni balneari

È argomento di discussione non solo per le associazioni di categoria ma anche di cronaca quello che riguarda l’assegnazione delle concessioni balneari. Nel 2022 il governo Draghi ha infatti attuato una serie di leggi dedicate alla concorrenza per cui le concessioni balneari, prima rinnovate automaticamente, dovranno attraversare una procedura di gare a evidenza pubblica su regole che ancora devono essere definite.

La scadenza delle attuali concessioni è fissata per la fine del 2024 a seguito di un rinvio del Governo Meloni tramite il Milleproroghe, ma la questione è tutt’altro che lineare. Oltre a esserci un urgente bisogno di definire i criteri per l’individuazione delle aree idonee alla concessione, sarà necessario anche rispettare l’equilibrio tra la libera concorrenza e il duro lavoro di famiglie che hanno investito anni di lavoro in uno stabilimento balneare. Un altro nodo da sciogliere riguarderà poi i canoni annui per l’assegnazione delle concessioni balneari.

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